Nella provincia di Arezzo c’è un polmone verde, custode di una natura prosperosa con cui l’uomo convive da millenni e che oggi è protetta dal Parco delle Foreste Casentinesi. Il Casentino è noto per le sue geografie montuose e collinari, con alberi monumentali tra cui faggi, abeti e sughere centenarie, a dare vita a un ecosistema unico per la sua biodiversità. Ma è anche una meta religiosa, grazie al Sacro Eremo e al Monastero di Camaldoli, in cui oltre mille anni fa i monaci benedettini hanno piantato uno dei nuclei della foresta, detta appunto camaldolese.
Il nome Camaldoli deriva da Maldolo, un Conte aretino che donò a San Romualdo, monaco benedettino fondatore dell’Ordine Camaldolese, e ad alcuni suoi seguaci il terreno sul quale venne edificato l’Eremo di Camaldoli nel 1012, stando ai documenti storici. Questi luoghi, che si dipanano tra la Valle della Verna e il Monte Falterona, sono quindi importanti per la spiritualità, l’arte e la cultura che caratterizza i paesini del Casentino, facendone un unicum nel panorama mondiale, dalle peculiarità diverse e affascinanti in ogni stagione.
C’è un turismo naturalistico, religioso e artistico che rende quest’area viva, pur senza snaturarla, anzi, che rinsalda la sua identità, perché è un turismo non di massa e rispettoso e di cui la foresta riesce a diluire il clamore. Le faggete di Sasso Fratino sono diventate Patrimonio dell’Unesco nel 2017.